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Indovina chi viene a cena ?

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Impazza negli ultimi tempi un nuova ondata in tema di “socialità”. Ebbene si chiama Social Eating, viene dagli Stati Uniti e letteralmente significa “pasto al buio”. Il principio della condivisione della buona tavola, viene messo a disposizione dal padrone di casa che organizza un proprio spazio e prepara per i nuovi commensali una buona cena, o pranzo che sia. Ma per aderire a questa meravigliosa pratica americana vi è un preciso galateo e regole che non possono essere ignorate. Innanzi tutto bisogna iscriversi nei network attivi in rete e verificare chi si presta a questi eventi. I “padroni di casa” mettono a disposizione degli interessati il menu, stabiliscono la data e il prezzo ( solo un contributo spesa) per l’evento. Il potenziale ospite, sceglie con un semplice clic, di partecipare, stando al gioco dell’imprevisto. Certamente, le probabilità di mangiare bene sono molto alte, poiché chi è solito preparare questi eventi è un appassionato di cucina o un “quasi” chef. Utile strumento comunque è la lettura delle recensioni fatte da chi ha già avuto esperienza. A tutela di chi decide di fare questa esperienza esiste naturalmente un vero e proprio galateo. Di questo ne parla Gnammo, un importante player che ha messo in chiaro alcuni comportamenti e regole per evitare spiacevoli situazioni. Innanzitutto viene specificato il significato di Social Eating che “corrisponde ad eventi tra amici, saltuari, riservati a chi ha prenotato ed è stato accettato dal cuoco e senza organizzazione imprenditoriale, il cui scopo è esclusivamente quello della socialità. Questi devono restare di libero svolgimento, in ossequio ai principi costituzionali, pur mantenendosi nell’ambito della regolarità dal punto di vista fiscale, cosa resa possibile dal funzionamento stesso di Gnammo che prevede pagamenti esclusivamente online e dunque tracciati.”
Una considerazione viene da queste nuove ondate di novità. La ricerca di convivialità e di socialità. Certamente la tavola nella storia è stata sempre sede di incontri che essi siano di piacevole compagnia o di affari. La convivialità favorisce l’incontro tra persone, a tavola si dovrebbe dialogare tutti insieme dopo una giornata intensa e piena di impegni. Ma forse non è più così. Probabilmente sembra una rappresentazione romantica della famiglia. Forse si è persa questa abitudine di trovarsi insieme senza essere disturbati dalla televisione accesa e dai telefoni a tavola. Ritornare a delle sane abitudini potrebbe però costruire delle basi solide per la comunicazione tra due generazioni. Si condivide non solo il cibo ma anche le proprie esperienze, si apre il dialogo tra genitori e figli. Ecco, la convivialità, è da considerarsi come un occasione, un apertura a un dialogo che vuole costruire un momento di “comunicazione attiva”. Il momento della tavola, dovrebbe essere riscoperto e valorizzato, soprattutto in questi tempi dove si corre sempre e non ci permette di fermarci a riflettere. Un momento, solo un momento del nostro tempo da dedicare al nostro rapporto con i figli o perché no con i propri mariti o compagni. Attiviamo una sana comunicazione. Promoviamo il ritorno al dialogo. Senza silenzi. Impariamo a confrontarci stando insieme!
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