“Resisto dunque sono”. Parafrasando una nota citazione, si riassume in poche parole il significato di resilienza. E’ un termine che ritroviamo in diversi ambiti, dalla biologia all’informatica sino alla psicologia tutto per indicare la capacità dell’uomo di resistere alle avversità della vita. Il termine resilienza deriva dal latino “resalio”, iterativo del verbo “salio”, che in una delle sue accezioni originali indicava l’azione di risalire sulla barca capovolta dalle onde del mare. Tradizionalmente la resilienza è stata legata agli studi di ingegneria, dove tale termine indica la capacità di un metallo di resistere alle forze impulsive che gli vengono applicate. Nel recente passato il concetto di resilienza è stato approfondito anche in ambito psicologico. Nello specifico, in psicologia: la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità. Persone resilienti sono coloro che immerse in circostanze avverse riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.
A mio parere è necessario distinguere due concetti coinvolti nel parlare quotidiano. Resilienza e volontà. Seppur spesso citati insieme vanno distinti: la volontà è quella che ti permette di perseguire i tuoi obiettivi con costanza e determinazione. La resilienza è quella che ti permette di perseguire i tuoi obiettivi nonostante i continui “no”, le sconfitte, e gli inevitabili contrattempi della vita: è quella folle razionalità che ti fa rialzare per la centesima volta, consapevole che prima o poi raggiungerai il tuo obiettivo; è quella capacità di ristrutturare i fallimenti, considerandoli inevitabili tappe verso il successo.
Un tecnica viene descritta nelle pagine di coaching, Tecnica ABCDE ( op.cit. Trabucchi “Resisto dunque sono”). Le lettere che danno il nome a questa tecnica non sono altro che delle iniziali:
- A di Adversity. La prima lettera sta ad indicare le difficoltà che possiamo incontrare nella nostra vita, gli eventi negativi su cui non abbiamo il controllo e che inevitabilmente accadono..
- B di Beliefs. La seconda lettera sta ad indicare le nostre credenze. L’insieme delle convinzioni che abbiamo maturato nel corso della nostra vita rappresentano il filtro attraverso il quale percepiamo la realtà. La nostra percezione della realtà infatti è sempre soggettiva, così come le nostre reazioni.
- C di Consequences. La terza lettera del modello sta ad indicare le nostre reazioni emotive e fisiche agli eventi. Tali reazioni sono sempre la somma dell’evento e delle nostre credenze.
- D di Discussion. Le prime 3 lettere indicano la normale sequenza adottata dalla nostra mente di fronte ad un evento. Con la lettera D entra in gioco la resilienza. Quando siamo in grado di mettere in discussione le nostre reazioni irrazionali, iniziamo a riprendere il controllo della nostra vita.
- E di Effects. A differenza delle reazioni (consequences) gli effetti derivano dalla nostra messa in discussione delle nostre credenze. Se spesso sentiamo di non avere il controllo sulle nostre reazioni, gli effetti, in quanto risultato di un processo di rielaborazione della nostra mente, sono pienamente sotto il nostro controllo.
Allenare la nostra resilienza significa dunque porsi continuamente una domanda di fronte agli accadimenti della vita: “Cosa c’è di buono in quello che sta succedendo?“, ovvero “Qual è il miglior significato che posso attribuire a quanto sta accadendo?“ Non pensiamo che questo sia uno dei soliti esercizi di “pensiero positivo”. Sbaglieremmo . Cambiare posizione mentale ci permette davvero di costruire una nuova “nostra” realtà. Allora ……Carpe Diem!