Divieto di partecipazione alle manifestazioni religiose in onore di Santa Barbara per due comitati organizzativi disposto dal questore di Catania. Il provvedimento è dovuto all’inchino, sulle note del Padrino, davanti alla casa di un boss mafioso paternese, al momento detenuto. Le candelore che hanno eseguito il gesto, giudicato (dal questore) intimidatorio e pregiudizievole per il mantenimento della sicurezza pubblica, sono quella degli ortofrutticoli e quella dei dipendenti comunali.
Intanto In merito all’episodio dell’“inchino”, il sindaco del Comune di Paternò, Mauro Mangano, il presidente del Consiglio Comunale, Laura Bottino, insieme all’intera Giunta e al Consiglio Comunale, dichiarano: «Appoggiamo e condividiamo pienamente la decisione della Questura di Catania e ci sentiamo confortati dalla pronta reazione delle Forze dell’Ordine davanti a questi gravi fatti. Approfittare della festa in onore dalla nostra Santa Patrona per veicolare messaggi contro la legalità, e di compiacenza verso la cultura mafiosa, costituisce un atto intollerabile per la comunità paternese. Questo episodio non rappresenta, nel modo più assoluto, lo spirito delle celebrazioni legate al culto barbarino, e chi ha compiuto tale gesto non ha nulla a che vedere né con il Comune, né con il Comitato dei Festeggiamenti, che da anni collaborano insieme per l’organizzazione della festa. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per impedire agli autori del gesto di partecipare, in futuro, a qualsiasi iniziativa legata alle celebrazioni in onore di Santa Barbara».
E’ triste vedere che Paternò finisce sulle prime pagine dei quotidiani solo per notizie del genere. Noi sappiamo che la nostra città è anche altro.
Cultura e società
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