“Appena giunto in Paradiso Pictor si trovò dinnanzi ad un albero che era insieme uomo e donna. Pictor salutò l’albero con riverenza e chiese: “ Sei tu l’albero della vita?”…… E di nuovo vide un albero, che era insieme sole e luna. Pictor chiese: “ Sei tu l’albero della vita?”. Il sole annuì e rise, la luna annuì e sorrise. Fiori meravigliosi lo guardavano, con una moltitudine di colori e di luminosi sorrisi,…Tra tutti questi fiori stava Pictor, pieno di struggimento e di gioia inquieta. Il suo cuore, quasi fosse una campana, batteva forte, batteva tanto; il suo desiderio ardeva verso l’ignoto, verso il magicamente prefigurato. Pictor scorse un uccello sull’erba posato e di luminosi colori ammantato e gli chiese: “Dov’è dunque la felicità?”. “La felicità?…la felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli
(Le trasformazioni di Pictor di Hermann Hesse)
Quante volte abbiamo iniziato la lettura di una favola con “C’era una volta”? Sembra una formula magica che incanta e prepara all’ascolto di storie fantastiche e piene di sogni ad occhi aperti. Ma perché tutto questo rimane solo nel mondo dei bambini? Perché sembra essere un mondo intrappolato nell’infanzia e dimenticato da noi adulti? Eppure ciascuno di noi ha creduto in quel mondo magico. Un motivo per cui ci abbiamo creduto nelle favole, e in fondo in fondo ci crediamo ancora, esiste. Ce lo dice Herman Hesse quando descrive Le trasformazioni di Pictor, una lettura che consiglio, una favola d’amore che, come tutte le vere favole, rappresenta qualcosa non di inventato ma di vissuto. La favola Pictor, racconta la necessità dell’uomo di trasformarsi per raggiungere la felicità: Questo spiega anche il motivo per cui possiamo credere nelle favole : la favola racchiude la storia del genere umano, in cui esistono lupi cattivi e coraggiosi cacciatori; credere alle favole ci ricorda che ogni azione non è mai fine a se stessa ma ha le sue conseguenze, ma soprattutto ci ricorda che quando sembra tutto buio esiste sempre la speranza. Alimentiamo il potere del lieto fine: crediamo nella possibilità che il coronamento del desiderio, ovviamente se possibile e reale, può arrivare ed essere raggiunto, anche dopo mille peripezie.
Cero la differenza è che i bambini voglio credere, anche quando scoprono che alcune cose non esistono. Hanno ragione, perché il mondo della fantasia è meraviglioso. Gli adulti ricorrono sempre meno alla fantasia, sempre più compressi verso la ricerca di ciò che si può realizzare, alla ricerca, insomma, di strategie per affrontare l’oggi. Smettiamo di credere nella fantasia, perché quello è il mondo dell’ impossibile. Di ciò che a noi pare impossibile. I bambini invece, dato che ci credono e ci provano, alcune volte ci riescono. Nel viaggio quotidiano il mondo di ” Fantasia” è un mondo necessario ai bambini, ma lo è anche per gli adulti, schiacciati dalla necessità di presidiare vincoli e necessità quotidiane. Purtroppo, oggi, un bambino su 5 non ascolta fiabe: lo rivela una ricerca, condotta da un gruppo di pediatri fra bambini di 3-6 anni, e riportata nel recente libro di Chiara Palazzini “Dalla fiaba alla TV” (Lateran University Press). Il 18% dei bambini ha dichiarato che nessuno gli racconta fiabe. Se le favole vengono lette, nella metà dei casi (50,47%) è la mamma a farlo, mentre nel 14,2% dei casi sono entrambi i genitori a raccontare o leggere le fiabe. Nel 1989, nel corso di una ricerca condotta a Boston, i pediatri americani notarono però che se mettevano nelle sale di attesa di ambulatori e cliniche, libri per bambini, i genitori volentieri li leggevano ai figli. Da qui nacque il progetto Rieach Out and Ried (ROR), che nel 2001 è stato attivato anche in Italia, con il nome di “Nati per leggere”. L’ obiettivo è promuovere la lettura ad alta voce ai bambini, in modo che l’ abitudine ad ascoltare fiabe e racconti, acquisita fin dai primi passi dello sviluppo psicoaffettivo, si trasformi in piacere della lettura nell’ età adulta. E’ noto d’ altronde che l’ ascolto di storie, e successivamente l’ abitudine a leggere, favoriscono lo sviluppo intellettivo, stimolano la fantasia e la creatività, facilitano le relazioni personali. Il progetto “Nati per leggere” vede impegnati l’ Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e i pediatri. L’ aiuto dei bibliotecari è indispensabile: sono gli esperti che conoscono i titoli e le edizioni adatte alle varie fasce di età. Allora riportiamo le fiabe nelle nostre vite familiari, perché sognare insieme ai nostri bambini fa bene al nostro “io bambino”, che spesso a bisogno di infinite carezze affettive.
Cultura e società
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