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La Grande scommessa, la crisi economica spiegata dal regista McKey

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Ero scettico in principio, pensavo una delle tante buffonate americane tanto per incassare al botteghino, ed invece è tutt’altro che un film da popcorn risate e sbadigli. Premetto che non è un film di facile intendimento soprattutto per chi non è avvezzo a temi economici, tuttavia il regista McKey uscito direttamente da “ SNL” ( SATURDAY NIGHT LIVE) e che si propone per la sua prima volta con un film socialmente impegnato, sa il fatto suo riuscendo a creare degli intermezzi scherzosi con attori esterni al racconto per spiegare in maniera quasi ” puerile” alcuni termini tecnici finanziari. Straordinarie le disquisizioni semi scherzose di S. Gomez al tavolo di Blackjack per far capire anche ai più ” ignoranti” in materia cosa sia uno ” swap sintetico” e dello chef Anthony Bourdain che tra i fornelli fa intendere da cosa fossero composti i CDO parafrasandoli a  della roba culinaria non proprio freschissima. Sconcerta il fatto di come lo stato americano potesse aprire miriadi di mutui a gente che aveva una montagna di denari in liquidità non dichiarata e che quindi per lo stato erano nullatenenti. Esempio: la spogliarellista che ne lungometraggio dichiara di essersi comprata delle ville in zone glamour pagandole per buona parte “cash” e per il restante accendendosi mutui senza che la banca gli avesse chiesto alcuna garanzia. McKey prende spunto dal Romanzo del giornalista  Michael Lewis, sebbene altri in passato hanno già usato tale testo per riuscire ad avere uno “storyboard” per pellicole di successo, vedi O. Stone con” Wall street (1987)” ed “Il denaro non dorme mai (2010)” ; M Scorsese “The  wolf of wall street” ( 2013); tuttavia la forza del film di Key sta nella sua leggerezza ed ilarità, pregi che non sono riscontrabili nei film precedenti come “ Wall street “.
 
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