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THE REVENANT – IL REDIVIVO: Di Caprio promosso , Inarritu rimandato

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 E’ ormai  assodato  che Inarritu adora i flashbacks pseudo onirici stile “Birdman”, ma che ridondanza!
Ebbene si, il film inizia con un flashback  e si chiude dopo  più di due ore e mezzo con  l’ennesimo  flashback, il tutto condito da due ore di continui Flashbacks e dialoghi in lingua indigena sottotitolati che infastidiscono non poco lo spettatore.  Fosse solo questo in problema; ma di fondo vi è anche il fatto che nel film di Inarritu, di Inarritu c’è davvero poco. La trama è semplice, c’è l’uomo di sani principi (Di Caprio), c’è l’antagonista che segue il motto “ homo faber fortuna sue”,  c’è la natura fredda e spietata , c’è la fortuna , anche troppa ed al limite del ridicolo e ci sono gli indiani ma solo paventati in quanto non si vedono quasi mai eccetto che nei primi minuti con la mattanza al campo.  La paura verso questa popolazione falcidiata dai bianchi è palpabile, la  stessa paura per l’ignoto riscontrabile nel film “Duel” di Spielberg del 1971. L’attesa interminabile di una possibile fine tragica imminente che però non avverrà mai sia per fortuna che per astuzia del protagonista. Un moderno “Leviatano”? Ovvero, una volontà sovrannaturale che deciderà se far sopravvivere o meno il nostro eroe? C’è da chiedersi: ma cosa c’è da salvare in questo “ Redivivo”? La risposta è proprio sotto i nostri occhi, il Redivivo! Di Caprio è superbo soprattutto in quanto non recita verbalmente ma fisicamente con le sue eterne sofferenze che ci lasciano, alla fine del film, con la domanda: Di Caprio si salverà od è destinato alla morte? Le interminabili sofferenze  portano Di Caprio ad immedesimarsi in  un ruolo che è per lui nuovo ma che sa svolgere in maniera eccellente. L’attore stesso in recenti interviste ha dichiarato che se dovesse darsi un oscar  come migliore attore, quasi certamente se lo darebbe per questo film piuttosto che per altri, ed ha ben donde. Purtroppo però,  Di  Caprio molto probabilmente ha sbagliato regista su cui puntare per arrivare alla famosa statuetta. Inarrito non è da oscar sebbene Di Caprio e Emmanuel Lubezki  alla fotografia lo sono certamente.  Ed ecco il secondo punto di forza del film, quella fotografia davvero bene fatta con le sue riprese “en plein air” che rendono l’idea di una natura selvaggia ed inesplorata, pronta a sottoporre il nostro personaggio a mille peripezie per portar a casa la pelle.
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