Perdersi in un libro è il massimo rilassamento.
(David Lewis)
Nell’era della comunicazione multimediale ricerchiamo sempre di più il modo per allontanare da noi stessi stress e cattivi pensieri. Leggere riduce lo stress, aumenta le capacità di concentrazione, rende le persone più sensibili all’ascolto ed esercita il pensiero. Non vi è un posto prestabilito, leggere a casa propria, al parco, sul tram, sul treno in aereo: ogni luogo è preposto per avere un momento dedicato alla lettura in silenzioso raccoglimento. Secondo gli studi del Mindlab International dell’università del Sussex leggere può ridurre lo stress di oltre due terzi. Secondo il dottor David Lewis, un neuropsicologo cognitivo, leggere può addirittura abbassare lo stress del 68%. Concentrarsi nella lettura di un libro allenta la tensione sia nei muscoli sia nel cuore. Per il dottor Lewis non importa il tipo di libro che leggiamo, la lettura ci allontana dalle preoccupazioni del momento, dalla frenesia del mondo odierno. Sentiamo spesso dire “mi rilasso leggendo un bel libro”. La lettura ci fa entrare in un altro mondo, nel mondo immaginato dall’autore. La lettura è sempre stata una fuga dalla realtà quotidiana, la classica evasione dalla monotonia cui siamo abituati. È chiamata biblioterapia. Per pazienti affetti da lieve depressione era stato ideato dal NICE di Londra (National Institute for Health and Care Excellence) un programma di auto-aiuto, basato sulla terapia cognitivo-comportamentale. La biblioterapia divenne così un investimento per il servizio sanitario, che collaborò con le biblioteche per fornire un servizio di libri su prescrizione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale fu usata per sollevare il morale delle truppe durante la convalescenza.
Dagli studi effettuati dai ricercatori dell’università Emory (Atlanta, Georgia), dopo aver fatto leggere a dei volontari il thriller Pompeii di Robert Harris, è stato riscontrato un aumento della connettività nella corteccia temporale sinistra del cervello, un’area associata alla ricettività del linguaggio, e nel solco centrale, zona senso motoria del cervello. Per i ricercatori è stato importante trovare un libro avvincente e con una forte linea narrativa – e un romanzo, anziché un racconto, perché una storia lunga ha permesso al cervello di avere stimoli ripetuti. Secondo il dottor Berns, neuro scienziato, i cambiamenti neurali che hanno visto associati alle sensazioni fisiche e ai sistemi del movimento suggeriscono che leggere un romanzo ti può trasportare nel corpo del protagonista. E’ stato piuttosto interessante il fenomeno della cognizione incarnata: ovvero quando si pensa o si vede uno sport, per esempio, si possono attivare i neuroni associati all’atto fisico di quello sport. I ricercatori hanno scoperto che leggere un romanzo e immaginarsi nei panni del protagonista porta l’immaginazione a un processo simile alla visualizzazione della memoria muscolare nello sport. Sono scoperte che fanno pensare, ma che allo stesso tempo ci fanno chiedere: perché la gente continua a non leggere.
Cultura e società
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