(Foto di Roberto Fichera).
Il Venerdì Santo a Paternò è uno dei momenti più suggestivi, solenni e carichi di significato. Un significato che questa città non può rischiare di dimenticare.
Molti di noi saranno abituati ad associare ai momenti che precedono la Pasqua i temi della sofferenza, del dolore e della morte, ma il Venerdì Santo di Paternò, con i suoi riti, ci ricorda che il tema è un altro: l’amore. L’amore di una madre per il proprio Figlio.
Ieri sera sono rimasto particolarmente colpito dal silenzio e dalla compostezza assoluti con cui la comunità paternese accompagna la Madonna Addolorata e il Cristo Morto nel loro percorso. Ogni persona, improvvisamente, viene quasi posseduta da un senso di rispetto. Un rispetto verso l’amore di una madre che segue, addolorata, il corpo del figlio morto. Mi ha fatto un certo effetto notare come la grande folla si comportasse quasi all’unisono nel mantenere l’ordine e la compostezza per il proseguimento del rito, come ognuno dei fedeli, volontari, membri delle istituzioni costituissero un unico corpo organico, in cui ognuno faceva la sua parte, ovvero una comunità.
Tutto questo mi appariva in forte contraddizione con tutto ciò che è nella mia testa l’immagine quotidiana di Paternò e con ciò che mi era apparso fino a pochi minuti prima: il centro storico immerso nel caos degli automobilisti, buona parte dei quali possiede una propria personale interpretazione del codice della strada, le aiuole sporche per i bisogni dei cani non raccolti o per le cartacce gettate, l’individualismo e la difficoltà di fondo nell’ essere uniti e nel fare le cose insieme da cui è affetta la nostra città.
Eppure lì sulla collina la storia era un’altra, misteriosamente, “miracolosamente”, un’altra. Questi momenti hanno, forse, la capacità di svelare una bellezza nascosta dal caos di questa città, una bellezza fatta di senso di responsabilità e di comunità, di raccoglimento, di senso dell’appartenenza, di rispetto per le regole.
Del resto, come ci ricorda con la sua meravigliosa preghiere Papa Francesco (vi consiglio di leggerla!) la Pasqua è un momento di contraddizione tra morte e vita, tra dolore e amore. Ed è dalla contraddizione che possiamo imparare ad essere migliori.
Io sogno una città in cui sia il caos nascosto dalla bellezza e non il contrario. Per questo spero, ed è l’auguri che voglio fare a tutti, che questa Pasqua ci doni la capacità di fare uscire fuori una volta per tutte questa bellezza e l’energia e la volontà per lavorare insieme per una Resurrezione dei cuori e della nostra comunità!” Carmelo Caruso

Cultura e società

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