Una storia che lascia basiti nella sua brutalità .
Nella nottata di oggi mercoledì 13 aprile i Carabinieri della Stazione di Librino, al termine di articolata attività di indagine coordinata dal Sostituto Procuratore presso la Procura di Catania Dott. Francesco Camerano, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il locale Tribunale – Dottoressa Flavia Panzano nei confronti di quattro soggetti ritenuti responsabili di prostituzione minorile e atti sessuali aggravati dall’aver agito contro una minore degli anni 14.
Sono i primi di gennaio quando la parente di una 12enne di Catania, insospettita dal comportamento della minore e dal rinvenimento di un sms dal contenuto equivoco diretto ad un amico di famiglia, raggiungeva la caserma dei Carabinieri per raccontare quanto appreso. Le indagini immediatamente avviate consentivano focalizzare l’attenzione sulla figura di un impiegato 50enne di Catania, amico dei genitori della ragazzina e dello zio di quest’ultima, venditore ambulante di Catania anch’egli 50enne i quali, approfittando dello stato di indigenza del nucleo familiare della vittima, intrattenevano ripetuti rapporti sessuali con la minore con il benestare dei genitori. E proprio i genitori della ragazzina, evidentemente a conoscenza della situazione, agevolavano gli incontri con l’amico di famiglia dietro il compenso di generi alimentari vari che lo stesso consegnava loro, e ricariche telefoniche che lo zio effettuava in favore della nipote. L’attività investigativa infatti, non solo sottolineava l’anomalo attaccamento della minore ai due cinquantenni e la presenza di numerosi messaggi, in taluni casi foto, dagli espliciti riferimenti sessuali, ma permetteva rilevare la piena responsabilità dei genitori che spesso favorivano gli incontri, che avvenivano in prevalenza presso la loro abitazione, nella stanzetta della minore. Fortunatamente la pronta sensibilità e collaborazione della parente forniva spunto all’indagine, che consentiva smascherare le subdole modalità degli arrestati i quali, simulando estrema generosità e lusinghe, inducevano la minore – palesemente incapace di discernere le dinamiche di un rapporto sentimentale o familiare sano – a soggiacere alle morbose attenzioni.
I genitori venivano sottoposti al regime della detenzione domiciliare, zio e amico di famiglia associati alla casa circondariale di Piazza Lanza mentre la minore veniva affidata ad una parente.