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Le stragi compiute dall'Isis e la strategia della paura. Cos'è e cosa vuole ottenere il “Califfato del Terrore”

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Il nuovo drammatico attentato che ha colpito la città di Istanbul è la dimostrazione ulteriore che la presenza terroristica negli scenari mediorientali ed in Europa è un pericolo gravissimo. L’ombra dell’Isis (come hanno scritto autorevoli commentatori) su questa vicenda dimostra quanto esso sia un pericolo tragico e drammatico per la civiltà umana. Un pericolo per la libertà di movimento e per la vita quotidiana di tutti. Come è noto la tattica di guerra dell’Isis (perché di orribile guerra terroristica contro cittadini incolpevoli ed inermi si tratta) cerca di minare alla base quelli che sono i capisaldi del nostro vivere civile: la libertà di muoversi, la tranquillità e la sicurezza della vita quotidiana, è un attacco ai valori fondanti delle democrazie occidentali. Nel contempo attacca anche i cittadini di stati autoritari, perché l’obiettivo dell’Isis, come spiegano molti esperti di politica estera, è quello di destabilizzare i liberi governi occidentali e nel contempo i governi mediorientali (a prescindere dalla loro struttura statuale).
Va ricordato, come lucidamente spiegato nei suoi libri e nei suoi articoli, da un fine commentatore quale Maurizio Molinari, direttore de “La Stampa” (già corrispondente negli States e poi a Gerusalemme) che l’Isis è innanzitutto uno stato islamico con un proprio governo, esercito, area geografica (dei territori fra l’Iraq e la Siria), che sfrutta le ricche risorse naturali (petrolio e gas della zona di suo dominio). Nell’ultimo periodo, anche se queste notizie non giungono nel modo dovuto e con la giusta rilevanza alle opinioni pubbliche occidentali, l’Isis ha subito dure sconfitte ed è stato costretto a cedere città importanti e strategiche fra la Siria e l’Iraq. In particolare sono i curdi sostenuti ed armati dagli occidentali ad infliggere le più dure sconfitte sul terreno. I curdi hanno un ruolo strategico-militare importante, nonostante il governo turco li combatta perché non vuole che costituiscano un loro stato. I curdi sono i migliori alleati dell’Occidente nella guerra contro l’Isis. Le potenze alleate occidentali non possono vincere solo bombardando con gli aerei, necessitano truppe da terra. Ed i curdi sono ottimi combattenti e conoscono benissimo i territori. Aree ricordiamolo, dove convivono diverse tribù locali, che come ha spiegato Molinari un giorno combattono a fianco dell’Isis un altro a fianco degli occidentali e dei curdi (in base a chi li paga meglio). Ecco perché lo scenario mediorientale è così complesso, ed in particolare nell’Iraq le battaglie si incentrano nei luoghi dove vi è la risorsa più preziosa, l’acqua. Risorsa più preziosa del petrolio per la sopravvivenza degli uomini in luoghi dove vi sono aree desertiche. Le città ed i villaggi, che ovviamente sorgono accanto a fonti d’acqua sono le più popolose e strategiche.
Senza questi fattori non si comprende né la complessità né la vera difficoltà del conflitto in quei territori.
L’altro aspetto è quello dell’attacco dell’Isis in Europa, il cui legame con il Medio Oriente è storicamente stretto, e la medesima storia del Vecchio continente si è più volte intrecciata ed intersecata con quella mediorientale.
Gli attacchi dell’Isis a Parigi e Bruxelles, al cuore dell’Europa, erano il segnale che la guerra era già giunta nel nostro continente, un durissimo e orribile attacco contro le nostre democrazie, la nostra libertà, il nostro modo di vivere, i costumi sociali. E non vi è solo questo dietro l’estremismo fanatico dell’Isis, vi è anche un portare la linea del confine della guerra dai loro territori (dove le truppe di quelle che Molinari ha definito in un suo libro “il califfato del terrore” stanno subendo duri colpi) in Europa. Il loro è un doppio messaggio comunicativo e strategico, di forza verso l’esterno e di forza interna. E’ una guerra che i terroristi combattono anche con tecniche mediatiche e psicologiche (la propagazione di messaggi con assassinii di efferata crudeltà) e la propaganda sui social network dove reclutano ed indottrinano seguaci che poi compiono attentati crudeli in diversi luoghi dell’Occidente.
Nei loro obiettivi vi è in primis quello di far cadere i governi del mondo mediorientale, allargare i loro confini, ricostruire un grande califfato. La recente strage in Turchia è la dimostrazione che anche nei paesi con governi autoritari, dove le libertà sono spesso sospese, i terroristi riescono a colpire egualmente in maniera atroce. Segno che occorre aumentare i livelli di azione dei servizi segreti, non certo diminuire le libertà.
L’Europa dovrebbe sul piano della sicurezza, fornirsi di una FBI all’americana, avere una cabina di regia che raccolga ed accumuli le informazioni (il modo più efficace per difendersi dagli attacchi terroristici è prevenirli). Vi è da dire che in Europa e negli States molti attentati sono stati sventati. Ma ovviamente questi casi non fanno notizia. Diversi attentati sono stati sventati in Italia grazie all’azione di magistratura e forze dell’ordine che con le intercettazioni telefoniche ed ambientali ed una grande esperienza maturata nella lotta contro il terrorismo e le mafie hanno impedito delle possibili stragi. Questi casi sono stati raccontati sui media.
Come giustamente dicono gli esperti non esiste purtroppo la sicurezza assoluta. A maggior ragione contro i lupi solitari, molto imprevedibili. Anche se va ricordato che le azioni dei terroristi dell’Isis a Parigi ed a Bruxelles sono state realizzate da gruppi che erano ben coordinati da loro e da quanto è emerso sui media erano guidati tramite internet dalla Siria o da altri luoghi del Medio Oriente.
La realtà amara è che la lotta contro l’Isis non sarà di breve durata, e serve un maggior sforzo sinergico tra l’Europa, gli States, la Russia di Putin (in prima linea in Siria) ed i paesi arabi. Il problema è che le diverse potenze hanno interessi geopolitici ed economici differenti. Se non trovano una vera intesa di azione, la vita dell’Isis sarà più lunga. E la strategia della paura, nemica della nostra libertà, potrà essere alimentata. Servirebbe una Europa più forte, capace di incidere sulle vicende mediorientali, ma purtroppo il Vecchio Continente è sempre più debole…