Il nuovo terribile attentato terroristico in Francia, nella Nizza (di storica tradizione italo-francese) è la dimostrazione lampante e drammatica che l’Europa è sotto attacco. Fra raid militari e “lupi solitari” prosegue la strategia del terrore nel cuore dell’Europa. Viene attaccata ancora una volta la Francia, che è impegnata in primo piano nella battaglia contro l’Isis in Iraq ed in Siria, viene colpita la Francia che celebra la rivoluzione del 1789, la radice dei valori di libertà, eguaglianza e fraternità che da Parigi si sono espanse in Europa ed in molte altre parti del mondo. Ancora una volta vittime innocenti, una disumana violenza che distrugge la vita di tante persone di diverse età e diverse idee, una violenza cieca che non guarda in faccia nessuno, che spezza la vita di tanti bambini.
Per chi non l’avesse capito è un attacco alla vita quotidiana di tutti gli occidentali e non solo, perché persone innocenti vengono uccise in attentati terroristici in diversi continenti. La strategia del terrore si è globalizzata ed è più che pericolosa che mai.
L’Europa si mostra fragile e divisa, ancora non vi è la giusta sinergia fra le intelligence dei diversi stati, vi sono debolezze e falle sul piano della sicurezza che vanno da Bruxelles alla Francia. E non solo sul piano della prevenzione del terrorismo, come è possibile che un camion entri indisturbato in un giorno di festa in un luogo centrale di una città importante quale Nizza?
La lotta militare in Siria ed Iraq contro l’Isis sta funzionando spiegano gli esperti, ed infatti il califfato sta perdendo battaglie importanti e continua a cedere pezzi notevoli di territorio. Il punto drammatico è che più perde più porta la sua battaglia in Europa, è un fatto gravissimo che sta sconvolgendo la vita quotidiana del mondo occidentale.
La questione va affrontata presto ed in modo innovativo. E’ inutile illudersi che all’improvviso tutto si calmerà. Alla calma apparente fino ad ora sono subentrate fasi tragiche ed orribili.
La guerra contro l’Isis sarà lunga e complessa. La questione sicurezza va ripensata in maniera nuova. Si pensi alla straordinaria capacità dello stato d’Israele, che se pur circondato da tanti avversari riesce a difendersi ed a prevenire attacchi con un efficacissimo servizio segreto, con sofisticate tecnologie, con una cultura della sicurezza.
Non tutto si può prevenire, questo è un fatto evidente, ma negli stati europei vi è molto da migliorare. Vi è anche una questione cultural-mediatica, l’Occidente tecnologizzato non sembra riuscire a contrastare la propaganda estremista dei terroristi. Il fatto che giovani europei sono avvinti dal fanatismo terrorista è un problema culturale e concreto enorme, l’Occidente appare invece debole e fragile sul piano dei valori, dell’identità. Non riesce a comunicare efficacemente le sue idee.
L’Occidente sottovaluta la questione religiosa che come giustamente fa notare Galli della Loggia sul Corsera interessa invece buona parte dell’umanità. Questo non vuol dire alimentare nuovi conflitti, ma trovare nuovi linguaggi, nuovi mezzi, per contrastare la propaganda dell’Isis.
Molte delle vittime degli attentati terroristici sono musulmani, dunque bisogna rafforzare il dialogo con i molti musulmani moderati. Ma non bastano alcune manifestazioni pubbliche per cambiare il quadro. Occorre che le persone che hanno un ruolo nel mondo religioso musulmano facciano sentire in maniera più forte e decisa la loro voce.
Anche se è un argomento diverso, per capire la forza che hanno le figure religiose nel mondo musulmano basti pensare a quello che è accaduto in Turchia durante il fallito colpo di stato attuato da una parte dei militari. I muezzin hanno invitato i turchi a scendere in piazza e difendere il governo eletto dal popolo. Segno che nei paesi musulmani le figure religiose hanno un peso anche negli stati non teocratici ma laici. Sì perché nonostante le forzature autoritarie del presidente turco Erdogan, i suoi gravi errori, il suo colpire lo stato democratico e laico (in primis la libertà di stampa) la Turchia non è uno stato teocratico. La questione turca merita un commento specifico, ma fa riflettere che i militari in nome della tradizione laica e democratica di Ataturk, non abbiano mosso un dito per difendere pochi anni fa i tanti cittadini turchi, soprattutto giovani e donne, che manifestavano contro l’autoritarismo di Erdogan. Li hanno lasciati soli in balia delle forze di polizia turca. Ed ora hanno provato una operazione di forza senza avere dietro un popolo democratico, con tecniche che rimandano al passato. Perché non hanno in precedenza difeso i cittadini che manifestavano civilmente, perché non hanno difeso la libertà di stampa?
Questa digressione, soprattutto nella parte iniziale, ci permette di concludere che ogni battaglia ha bisogno di sostegno delle opinioni pubbliche, che servono sinergie nuove. E che nello specifico della lotta o guerra al terrorismo dell’Isis od altri terrorismi estremistici (ve ne sono di diverse specie in diversi luoghi del pianeta), occorrono nuove strategie non solo militari e d’intelligence ma anche culturali, mediatiche e sociali. La propaganda terroristica è un veleno che si insidia anche in persone che vivono in Occidente, far finta di niente aumenterà i problemi…
Cultura e società
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