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Paternò semi-immobile, una città che soffre . Fenomenologia di una realtà in declino

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Paternò non è una città all’anno zero ma è oggettivamente una realtà che negli ultimi decenni ha vissuto sul piano politico ed economico-sociale una delle fasi più difficili della sua storia contemporanea. E la vive tutt’ora, basti pensare alla grave crisi occupazionale che tocca diversi settori e ad una vertenza che riguarda il futuro di 600 posti di lavoro in un noto call center.
La città non è più la capitale dell’agrumicoltura siciliana, nonostante la qualità dei suoi prodotti ed alcune realtà d’eccellenza, non è più competitiva come prima. Anzi è in recessione. Molti fattori hanno contribuito in maniera negativa al declino del settore, fattori congiunturali e internazionali, carenza di modernizzazione produttiva del settore, debolezza delle politiche nazionali, mancanza di una rete di base cooperativa efficace fra i piccoli produttori (sul modello vincente, per capirci, delle “mele del Trentino”). Con una grande assente, la politica. Che a diversi livelli, non ha saputo creare le condizioni per un rilancio del settore. Pensate che nell’Agrigentino, territorio molto più povero di quello etneo, hanno saputo fare cooperazione sul piano vitivinicolo (con la creazione di una realtà produttiva che fattura più di 50 milioni di euro) e sul piano agrumicolo sono riusciti a tutelare e valorizzare l’arancia tipica di quell’area. La politica locale non ha saputo né rilanciare il settore in maniera moderna né creare le adeguate infrastrutture materiali ed immateriali per altri modelli di sviluppo.
La mancanza di lungimiranza da parte dei governi che si sono succeduti negli ultimi decenni e delle classi dirigenti ( che non sono fatte solo da chi fa politica) ha prodotto la quasi totale assenza di politiche economiche di sviluppo di ampio respiro. Ed il presente è per molti versi lo specchio del passato. Il governo attuale, eletto per il cambiamento, ripete molti errori del passato. Partiamo da esempi concreti: la zona industriale non è mai decollata, è mancata e manca un progetto razionale ed organico di sviluppo delle infrastrutture materiali ed immateriali (nel mondo contemporaneo le aziende per essere competitive hanno bisogno di accesso veloce ad internet, agli strumenti di comunicazione). Altro che infrastrutture moderne, a Paternò occorre ripartire dall’abc, perché non solo nelle periferie ma anche in centro (come i media locali hanno più volte raccontato) vi sono strade da migliorare. Non parliamo poi delle tante periferie della città, dove i diversi media (carta stampata, tv e siti internet) hanno più volte documentato uno stato di degrado davvero preoccupante. Della zona artigianale la classe dirigente nemmeno ne parla. Forse preferisce farla cadere nell’oblio.
Paternò come è stato denunciato da tanti addetti ai lavori e cittadini di diverso colore politico è priva di un nuovo piano regolatore. Del resto un nuovo piano dovrebbe nascere da idee innovative sul piano urbanistico e culturale. Non vi è dibattito vero neanche su questo, eppure vi sono dei professionisti, dei tecnici di qualità che più volte hanno posto la necessità di un confronto autentico con il governo. Fra questi, vogliamo ricordare gli architetti Francesco Finocchiaro ed Angelo Perri. Non sembra che siano stati ascoltati. Il governo Mangano che ha auto-dissolto la propria maggioranza, ha preferito fare polemica con chi ha avanzato critiche costruttive piuttosto che affrontare i tanti problemi della città in maniera razionale ed organica.
Ha fatto persino finta in alcune occasioni di non vedere il forte e diffuso malcontento dell’opinione pubblica, mossa non molto acuta. Poiché ad ogni negazione delle tante cose che non funzionano, si è ampliata la fascia delle persone che dissentono. Bisogna ricordare, sempre per obiettività, che le critiche più severe, più incalzanti al sindaco Mangano sono giunte da persone che lo hanno votato. Nel contempo non solo si è liquefatta la maggioranza di centrosinistra a Paternò, ma persone che avevano sostenuto Mangano dalla prima ora, lo hanno criticato apertamente anche sui media. La rottura con una parte della società civile è stata grave quanto la decomposizione della maggioranza. Così come sono stati gravi e controproducenti  gli attacchi contro la libertà di stampa. Non solo non hanno sviato l’attenzione di buona parte dell’opinione pubblica ma l’hanno infastidita ulteriormente. Le critiche, anche dure, al governo locale, si possono ascoltare ovunque, in qualunque luogo pubblico e leggere sui social network. Il potere spesso reagisce con irritazione alle critiche, non riuscendo a cogliere la differenza fra quelle a priori e quelle costruttive. Ma in realtà dovrebbe ascoltarle tutte, studiarle, comprendere il perché di un disagio che appare così intenso. Un cittadino autorevole e medico affermato, noto per il suo equilibrio super partes, Alberto Famà, mi diceva, qualche settimana fa, riferendosi alle recenti elezioni amministrative in diverse parti d’Italia: “Il potere che non ascolta le critiche viene punito quasi sistematicamente alle elezioni, soprattutto quando non ha lavorato bene e con presunzione intellettuale pensa che sbaglino sempre gli altri”. La speranza di far rinascere Paternò non si spegnerà fino a quando vi saranno cittadini che con autenticità la alimenteranno…