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L’importante è andare – Fabio Liggeri giramondo paternese

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Il poeta spagnolo Antonio Machado ha detto: “Viaggiatore, la strada non esiste. La strada la fai tu andando”. E questo è quello che fa il trentenne paternese Fabio Liggeri: lui va in giro per il mondo e in solitaria. Zona Franca si è già occupata di lui; e lo fa ancora e con piacere, perché nutre grande ammirazione per questo ragazzo che ha compreso il senso intrinseco del viaggio, che non è solo percorso fisico ma anche e soprattutto percorso interiore di crescita e arricchimento.
Di lui sappiamo che, negli ultimi due anni, ha visitato 24 nazioni e 4 continenti; sappiamo che all’inizio viaggiava in aereo e che –  in seguito – ha capito che il senso non è arrivare (subito) ma andare; che la strada è parte del viaggio; e che l’unico modo in cui ci è concesso prenderci il tempo è viverlo intensamente avendo coscienza del suo fluire, mentre – dal finestrino di un treno – un panorama ci passa accanto cambiando il suo viso. Sappiamo che il suo lavoro si svolge su internet. Sappiamo che ha imparato la differenza che fa, per l’anima, il ritmo caotico delle città e il silenzio di certi luoghi dove è la natura a farsi voce. Sappiamo anche che ama i luoghi in cui la vita ha conservato genuinità, semplicità e la consapevolezza dei dettagli che la rendono degna.
Quindi Zona Franca ha pensato di porgli qualche domanda insolita per conoscere qualche aspetto di lui che ignoriamo.
Qual è il tratto fondamentale del tuo carattere?
La curiosità. La voglia di scoprire e di conoscere cose sempre nuove, diverse rispetto a ciò che sono abituato a vivere e vedere quotidianamente. L’idea della routine è quanto di più terrificante io riesca ad immaginare.
 Cosa apprezzi negli altri e cosa ti delude di loro?
Degli altri apprezzo molto la semplicità e la genuinità, non amo le persone che vivono celandosi dietro maschere sofisticate. Ciò che mi delude è la crescente superficialità con cui le persone affrontano i rapporti sociali, la perdita di contatto umano della nostra società. Questa è una cosa che non ho riscontrato nei paesi più poveri in cui ho viaggiato: è una caratteristica della nostra società, sempre più ricca ma sempre più povera di valori.
 Meglio rimorsi o rimpianti?
Meglio rimorsi. Avere rimpianti significa non averci neanche provato.
 Se potessi avere un superpotere quale sarebbe?
Mi piacerebbe moltissimo saper volare come fanno gli uccelli, vedere il mondo da una prospettiva così ampia e diversa, sentirsi liberi di lasciarsi trasportare dal vento, senza strade tracciate o percorsi prestabiliti.
 Ti piace leggere? Il primo libro che ti viene in mente?
Amo leggere, soprattutto in viaggio. Il libro che mi ha accompagnato nel corso del mio ultimo cammino è  Un altro giro di giostra di Tiziano Terzani. Un grande giornalista e viaggiatore che racconta questo suo ultimo, inusuale viaggio per affrontare un brutto male.
La prima canzone che ti viene in mente?
I Lived degli One Republic. È la colonna sonora degli ultimi 3 anni della mia vita.
Un sogno che ti porti dietro?
Il mio sogno più grande è cercare di vivere il resto della mia vita con la stessa intensità di questi ultimi anni. Non sarà sempre facile ma ce la metterò sempre tutta per fare in modo che ciò avvenga.
 Hai un motto, un adagio che ti accompagna?
Il mio motto, nonché il nome del mio progetto, è Viaggio Ergo Sum: viaggiare in modo non convenzionale mi rende vivo, tira fuori il meglio di me, mi fa crescere continuamente; e condivido questa mia esperienza sulla mia pagina face book e sul mio sito internet.
Avendo viaggiato a lungo e ovunque, che differenze riscontri nei modi di vita dei luoghi che hai percorso?
Ogni luogo ha modi e tradizioni profondamente diversi da quanto siamo abituati a conoscere. La vera differenza tra l’essere viaggiatori piuttosto che turisti è quella di riuscire a entrare in contatto con queste sfumature. Cerco sempre di muovermi, mangiare e vivere come fa la gente di un luogo: questo mi ha portato a dormire in fredde yurte nelle steppe mongole o in capanne di legno all’interno della foresta Amazzonica. Ogni cultura ha lasciato nella mia memoria qualcosa di diverso: un odore, un sapore, uno sguardo. Ciascuna di queste sensazioni è molto diversa e non paragonabile con altre provate in luoghi diversi.
La prossima meta?
Ho tanti progetti e ancor più idee. Ciò che è certo è che a dicembre andrò in Africa per un viaggio diverso rispetto al solito: sarò ospite di un villaggio in Burkina Faso in cui documenterò la vita quotidiana di bambini e famiglie poverissime che ogni giorno si trovano a dover lottare semplicemente per vivere o per mangiare. È un’esperienza che voglio fare da molto tempo e che non vedo l’ora di vivere.
 
Un tipo come Fabio, lo si ascolta affascinati e incuriositi; da uno come lui c’è tanto da imparare. Zona Franca gli augura tanta strada ancora, e lo fa con un verso della sua canzone preferita: I lived (ho vissuto, che è quello che confessò di sé Pablo Neruda): Spero tu possa dire ho vissuto, l’ho fatto davvero.
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