Il recente drammatico incidente fra due treni in Puglia ha mostrato ancora una volta la fragilità del sistema infrastrutturale del Mezzogiorno d’Italia, in particolare di quello ferroviario, uno dei più arretrati d’Europa. La questione va affrontata in maniera obiettiva e completa, senza strumentalizzazioni, se si vuol davvero comprendere l’essenza del fenomeno. Va anzitutto detto che gravi incidenti ferroviari sono capitati anche nei luoghi più avanzati d’Europa. Si tratta di vicende complesse da interpretare in tutte le loro sfumature. Nella stessa Italia, seppure è forte il divario sul piano infrastrutturale tra Nord e Sud (a tutto vantaggio del Settentrione) vi sono limiti ed arretratezze anche in diverse linee ferrate regionali del Centro-Nord. Questo perché è il sistema Paese Italia ad essere più indietro sul piano infrastrutturale rispetto a molti altri paesi europei.
Su questi limiti pesa una scelta di politica economica che fu fatta nel Secondo Novecento e che fu alla base di un impetuoso sviluppo economico-industriale ed urbano, si puntò sulla costruzione di strade ed autostrade piuttosto che sulle ferrovie. Nel tempo le infrastrutture ferroviarie sono molto migliorate nel Centro-Nord ed a macchia di leopardo in alcune aree del Sud, ma nel complesso il Meridione è rimasto parecchio indietro, ed in particolare è fanalino di coda la Sicilia. Dati i tempi lenti dei treni, definiti da alcuni “ottocenteschi e borbonici”, è stato coniato lo slogan ironico-critico “Freccia Rotta”, in contrapposizione al veloce ed efficiente “Freccia Rossa”. Fa riflettere che ci si mette di meno con la linea Roma-Milano del Freccia Rossa che a spostarsi da un lato all’altro della Sicilia.
Non è un caso che la Sicilia abbia il più importante e trafficato aeroporto del Sud (quello etneo), sopra i sette milioni di passeggeri, e che il Catania-Roma sia la prima tratta d’Italia per viaggiatori, ed altri aeroporti stiano crescendo nell’isola, perché l’aereo è il mezzo più veloce ed efficiente, spesso l’unico per raggiungere in temi rapidi altre località italiane. Mentre fra Roma e Milano puoi scegliere anche il treno Freccia Rossa. Ed anche la struttura autostradale è migliore nel Centro-Nord.
La grave carenza siciliana sul piano infrastrutturale esiste e va affrontata con un piano specifico, vanno rafforzati i porti, si deve puntare in maniera concreta sulle vie del mare (anche in questo caso i ritardi sono nazionali), si debbono migliorare infrastrutture viarie e ferroviarie. I problemi non sono però ascrivibili solo ai governi nazionali che si sono succeduti, vi sono i cronici ritardi della Regione siciliana, la cui storia è piena di occasioni perdute. I siciliani si aspettavano di più anche dal governo Crocetta, i cui veri limiti emergono proprio sul piano di un adeguato progetto di politica economica di sviluppo che stenta a vedersi sul piano della realtà quotidiana. Gli va dato atto dell’impegno ma le attese dei cittadini erano decisamente maggiori.
Secondo la Svimez, il Sud è in lieve ripresa ma per ripartire davvero avrebbe bisogno di una crescita doppia per almeno i prossimi 5 anni. Si è chiesto il segretario della Cisl regionale Mimmo Milazzo: “Come potrebbe la Sicilia marciare a ritmi doppi se, stando alla stessa Svimez, fatto cento il dato infrastrutturale nazionale ha, per esempio, una rete ferroviaria elettrificata pari a 80 e alta velocità uguale a zero?”. Inoltre, c’è “l’impoverimento di intelligenze e forza lavoro, spesso qualificata, per la fuga dalla regione di ben 250 mila giovani ogni anno”. Per Milazzo la Sicilia deve anche fare i conti con la “ancora insufficiente qualità di spesa dei fondi Ue”. Ed anche le comunità hanno le loro responsabilità. Molte classi dirigenti locali hanno per decenni voltato le spalle alle tematiche dello sviluppo economico e sociale, ed infatti abbiamo all’interno della stessa Sicilia zone all’avanguardia (che hanno la presenza di imprenditoria dinamica e governanti lungimiranti) ed altre arretrate. Una città che spicca in negativo per le tante occasioni perdute è Paternò, le cui classi dirigenti non hanno saputo programmare negli ultimi 5-6 lustri politiche economiche, infrastrutturali. Si pensi alla linea della metropolitana veloce, idea che era partita molto tempo fa da Paternò e che ora vede primeggiare Catania ed altre realtà locali. Diversi governi locali in realtà stanno lavorando per collegamenti veloci e moderni, a Paternò nel dibattito politico sembrano invece prevalere polemiche non costruttive. Il governo paternese non ha ancora spiegato in maniera ampia e dettagliata qual è il suo progetto per la linea metropolitana. Spiegare vuol dire entrare nel merito tecnico, non accennare a degli spot. La realtà è sotto gli occhi di tutti, almeno di coloro che non sono obnubilati dalla faziosità del tifo politico, ovvero la linea ferrata del territorio di Paternò è fra le più arretrate della Sicilia. Il triste presente di Paternò, con i suoi evidenti ritardi progettuali, infrastrutturali e le lentezze “borboniche” delle sue linee ferrate, appare come una metafora delle contraddizioni della Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia. E ‘ un destino irreversibile? Assolutamente no, basti pensare alla crescita negli ultimi decenni sul piano industriale, commerciale e infrastrutturale di Belpasso, oppure allo sviluppo di altri centri etnei sul piano turistico-culturale (esistono anche le infrastrutture immateriali). Il cambiamento è sempre possibile. Anzi, necessario…
I ritardi infrastrutturali del Meridione. Le “lentezze” della Sicilia e di Paternò
Il recente drammatico incidente fra due treni in Puglia ha mostrato ancora una volta la