Vogliamo raccontarvi una cosa che in queste ore fa notizia. Una cosa di una bellezza dolce che ci consente di sperare che questo nostro mondo, così oppresso da noi bravi oppressori, possa farcela. La speranza parte dal basso, parte dai bambini. Qui ce ne sono due. Chissà se ce lo ricordiamo Omran, quel il bimbo siriano che abbiamo visto, quest’estate, coperto di polvere e sangue, sopravvissuto ai massacri di Aleppo, sopravvissuto a una tragedia troppo grande per quelle sue manine e per quei suoi occhi smarriti ma così fermi in quel muto sguardo rivolto a noi. di Omran si è ricordato Alex, un bimbo americano di sei anni, Alex ha scritto una lettera al presidente Obama, una lettera su un foglio giallo in cui chiede di potere ospitare Omran a casa sua. “Puoi andare a prenderlo e portarlo qui a casa nostra?”, e continua, Alex, spiegando al presidente che lui e Omran potranno condividere i giocattoli e andare in bici insieme, e studiare la matematica insieme.
I bambini ci guardano (scriveva Cesare Giulio Viola negli anni 40). I bambini insegnano, a noi adulti.
I bambini insegnano
Vogliamo raccontarvi una cosa che in queste ore fa notizia. Una cosa di una bellezza