Pensiamo di fare cosa utile ai nostri lettori fornendo qui di seguito (senza passione né pregiudizio) le ragioni del No e quelle del Sì del prossimo referendum costituzionale, promosso dal governo Renzi (Riforma Renzi-Boschi), che ci chiama a scegliere il 4 dicembre su modifiche alla nostra Costituzione.
Lo scontro fra le due ragioni è trasversale: attraversa tutti gli schieramenti politici e ideologici.
Crediamo che avere un minimo di chiarezza sia indispensabile sempre, e soprattutto in alcuni frangenti.
Le ragioni del No
No perché:
- Il Senato sarà un organo non più in grado di controbilanciare la Camera subordinata al capo del governo.
- La riforma non abolisce il bicameralismo ma riduce il senato a 100 membri che saranno senatori part-time non eletti dal cittadino. Saranno sindaci, consiglieri regionali e rappresentanti del Quirinale, che dovranno dividersi fra gli impegni istituzionali e gli impegni nelle loro rispettive regioni e nei loro comuni, ciò pregiudicherà il corretto funzionamento del Senato stesso.
- La Corte Costituzionale prevede che il testo sottoposto all’approvazione popolare riguardi quesiti omogenei. Il testo presentato per il referendum propone, invece, quesiti eterogenei che riguardano 47 diversi articoli della nostra Costituzione.
- Il Senato costa oggi ai cittadini 540 milioni annui; con la riforma si risparmiano poco meno di 40 milioni. Lo stesso risparmio si sarebbe potuto ottenere decurtando del 10% lo stipendio complessivo di deputati e senatori, senza toccare la Costituzione.
Le ragioni del Sì
Sì perché:
- L’Italia avrà, come ogni altro paese europeo, un sistema monocamerale che rafforza il governo e riduce i costi della politica.
- La democrazia italiana diventerà davvero partecipativa. La riforma, infatti, introduce il referendum propositivo e modifica il meccanismo del quorum di validità.
- I tempi di approvazione delle leggi saranno più rapidi, il Senato avrà solo 40 giorni per discutere le proposte della Camera.
- Il Senato indirettamente eletto diventerà il luogo della rappresentanza delle regioni e dei comuni che potranno intervenire nei processi legislativi attraverso sindaci e consiglieri regionali.
- Sarà soltanto la Camera a concedere la fiducia al governo. Le grandi questioni strategiche (come energia e trasporti) ritornano nelle mani dello Stato per salvaguardare gli interessi nazionali.