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Il Lions Club di Paternò ricorda Anselmo Rizzo, uno degli eroi di Unterlüss

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Ci sono storie di cui non si parla mai. E’ il caso degli eroi di Unterlüss che il 24 febbraio 1945 mantennero alti la dignità di un Paese e il valore della Resistenza. Dimenticati questi eroi militari, prigionieri in Germania, spogliati della divisa, affamati, umiliati e costretti a lavori durissimi e pericolosi. Eppure di loro, come ricorda Aldo Cazzullo nella prefazione al libro di Andrea Parodi “Gli eroi di Unterluss” non si parla mai . Non servivano alla sinistra e neanche alla destra missina. Non servivano alla destra di governo perché ricordavano il disastro del nostro esercito e i crimini dei tedeschi, tornati a essere nostri alleati.
Il Lions Club di Paternò spiega il presidente Sebastiano Garifoli a distanza di parecchi anni  intende onorare e commemorare con appropriate iniziative e con pubbliche cerimonie le gesta dei “ 44 eroi di Unterluss” per il significato che esse ancora rivestono e per recuperare la memoria e la figura di uno di loro: il nostro concittadino Prof. Anselmo Rizzo, abitante a Paternò, in via S. Marco 44, laureato in materie letterarie che insegnò, dopo avere riacquistato la libertà, presso la Scuola Media di Paternò.
“Un invito – aggiunge Garifoli-  a soffermarsi su questa dolorosa pagina di storia, ancora poco conosciuta, per rassegnare alla nostra comunità e in particolare ai giovani i messaggi che ne derivano, ritenuti tuttora attuali”.
Il libro racconta  le tragiche vicissitudini degli ufficiali italiani fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943.
E’ la storia di 44 volontari che si sostituirono a 21 compagni scelti dai tedeschi per una decimazione dimostrativa e per questo puniti con la detenzione presso l’ AEL di Unterlüss, un campo degno di un girone dantesco.
E’ una pagina terribile e incredibile per il trattamento crudele e disumano riservato agli ufficiali italiani che si erano rifiutati di sottomettersi al comando tedesco e di combattere per loro contro altri italiani.
Malgrado la esistenza delle norme internazionali a tutela dei prigionieri di guerra, discendenti dal trattato di Ginevra, furono sottoposti a incessanti umiliazioni, a spietate e brutali punizioni, costringendoli, pur malfermi e malnutriti, a lavorare coattivamente, in condizioni disumane, assegnandoli in lavori durissimi e pericolosi.
Il racconto è commovente, struggente e risulta ancora incomprensibile come tutta questa storia sia stata taciuta nel nostro paese, rimossa, dimenticata, inascoltata.
Aldo Cazzullo, nella prefazione del libro, tenta di spiegare il silenzio aggiungendo, anche, come la lunga prigionia e la guerra psicologica subita dai prigionieri li avevano resi silenti per decenni.
Come scrive Primo Levi, “i nazisti lo avevano previsto: se mai ci sarà un reduce, qualunque cosa racconterà, nessuno vorrà credergli”.
Un figlio di Paternò, il prof. Anselmo Rizzo, era uno dei “ 44 eroi di Unterlüss”, ove era nato nel 1918 da una modesta famiglia.
Si laurea in Lettere all’ Università di Catania nel 1940 e nel 1941 è chiamato alle armi: rimane in Italia fino al luglio 1942 per il corso ufficiale e successivamente viene inviato in Grecia ove viene catturato dai tedeschi il 25 settembre 1943 e deportato nei campi di prigionia tedeschi, inviato al lavoro obbligatorio che rifiuta di svolgere.
Dopo la guerra visse appartato nella casa natale di via S. Marco 44 che divide con la sorella, anch’ essa non sposata, dedicandosi all’insegnamento nelle scuole medie: per 19 anni insegnò presso la Scuola Media Statale “Virgilio” di Paternò.
Muore a Roma a soli cinquant’ anni, nel 1968, ove si era recato per curare un male incurabile.
Parlò della sua prigionia solo nei primi anni dopo il rientro in patria, raccontando alla nipotina Silvia, ancora bambina, come i tedeschi li facevano correre nella neve sparando ai piedi e dei compagni morti.
“Questa occasione- sottolinea Garifoli-  consente alla città di Paternò di onorare le gesta eroiche del figlio Anselmo Rizzo e di recuperare il ricordo della sua figura di combattente per la libertà e per il rispetto della dignità e della condizioni umana”.
Lo stesso Primo Levi, riferito alle vicende dei prigionieri italiani, ha detto: “Comprendere forse è impossibile, ma conoscere e ricordare deve diventare il compito di ognuno di noi”.
“Un richiamo che il Lions Club di Paternò intende assecondare perchè, tra l’ altro, aderisce alle attività indicate dalla nostra Associazione Internazionale per la ricorrenza del centenario, quella di onorare il nostro passato, come il racconto alla nostra comunità di una pagina di coraggio umano e di riscossa nazionale, proprio quando tutto sembrava perduto, nella quale vanno individuate le origini stesse della Repubblica Italiana e della Costituzione.
Un dovere, per indirizzare alle nuove generazioni il pensiero conclusivo rassegnato da uno dei sopravvissuti, Natale Ferrara, nelle sue memorie: “questi ricordi siano di monito soprattutto a quanti oggi godono la libertà, conquistata ad alto prezzo dai loro padri”.
Il Lions Club di Paternò intende non disperdere le gesta e la memoria di questi eroi, ufficiali italiani pressoché sconosciuti, internati nei campi di prigionia tedeschi, pronti a morire per onorare l’ Italia, che il richiamato libro di Andrea Parodi tenta di rendere loro giustizia.

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