Quella digitale è la rivoluzione più importante del XXI secolo; è innegabile quanto abbia contribuito al cambiamento radicale che ha modificato completamente il nostro modo di vivere e di lavorare determinando una forte crisi delle relazioni interpersonali. Le relazioni tra le persone si stanno trasformando in modo deleterio. Basti pensare alla piattaforma di Facebook dove sia hanno innumerevoli “contatti” ma che poi in realtà, nella vita concreta non si hanno poi così tanti amici. E ancora perché, in ambito lavorativo, è più facile inviare email al collega della porta accanto piuttosto che “scambiare poche parole “e relazionarsi di presenza? Partiamo dall’origine della definizione di Tecnostress: il termine venne coniato dallo psicologo americano Craig Broad che faceva riferimento per la prima volta allo stress legato all’uso delle tecnologie e al loro impatto a livello psicologico. Nel 1997 questo concetto fu ripreso e ampliato da due psicologi americani, Larry Rosen e Michelle M. Weil, che, nella loro analisi, riportano il significato di Tecnostress in maniera più ampia indicando “ogni impatto o attitudine negativa, pensieri, comportamenti o disagi fisici e psicologici causati direttamente o indirettamente dalla tecnologia”. Certamente con l’evoluzione degli strumenti informatici questo concetto viene ulteriormente approfondito e nella nuova accezione, questa sindrome fa riferimento alla quantità enorme di informazioni in cui gli individui sono immersi e che viene assorbita e gestita quotidianamente comportando un sovraccarico cognitivo: in psicologia tale fenomeno viene chiamato “information overload”. Vi sono dei comportamenti che evidenziano e testimoniano questo stato di rischio:
- Utilizzo costante dello smartphone anche negli incontri sociali
- non spegnere mai il telefono
- frequenti risvegli notturni per connettersi alle piattaforme Social
- Telefonare anche in luoghi riservati (cinema, biblioteche ecc.)
- Scrivere messaggi mentre si è in movimento
- La tv viene utilizzata principalmente sul tablet o sul cellulare
Il problema consiste nel fatto che il processo è inconsapevole e che nel suo iter lento ed invasivo, in uno stadio già avanzato procura molte ripercussioni, sia a livello lavorativo che relazionale. Sul lavoro si verificano amnesie e disturbi della memoria, condizioni che generano assenteismo, mancanza di motivazione e perdita di efficacia professionale. Anche sul piano relazionale il Tecnostress ha una forte incidenza: il soggetto tecnostressato reagisce con l’isolamento e la chiusura emotiva, ha attacchi di rabbia, entra in conflitto con colleghi e famigliari. Non è da sottovalutare come nel 2007 il Tecnostress è stato riconosciuto come malattia professionale. Tale riconoscimento si è verificato dopo numerosi eventi denunciati da lavoratori coinvolti. Allo stato attuale, ogni settore lavorativo dove si usano frequentemente le tecnologie digitali, (ICT, editoria ecc.), deve obbligatoriamente includere nel documento della valutazione del rischio stress lavoro correlato, il rischio Tecnostress. Tale percorso viene applicato in conformità con il Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro 81/2008. Insomma il benessere della persona è al primo posto. Per questo motivo debbono essere considerati degli interventi utili per il Tecnostress quelle attività che favoriscono il rilassamento mentale e fisico come esercizi di concentrazione, tecniche olistiche come lo yoga, l’agopuntura, la meditazione, oppure tecniche sportive che favoriscono il contatto con la natura. In ultima la considerazione che questo vale per gli adulti…figuriamoci per i giovani! Ma questa è tutt’altra storia!
A cura di Lorenza Bonanno
Cousellor