Non convincono le motivazioni del discorso di Conte, almeno non in Sicilia dove la diffusione del Covid-19 ha assunto in questi mesi peculiarità diverse rispetto a quella delle altre regioni. Legittima e condivisibile la questione della responsabilità nella fase 2, ma l’apertura al 1° giugno per acconciatori ed estetisti lascia basiti.
In questi giorni da più parti si era già alzato il grido di allarme delle categorie tra le più penalizzate. E’ successo anche a Paternò, dove una delegazione di parrucchiere (Vinciullo Luigina, Pecorino Stefania, Mazzaglia Anna Rita) ha incontrato stamattina il sindaco Nino Naso e il tenente della Polizia Municipale Vincenzo Pedalino.
Chiedono giustizia, chiedono rispetto per la professione che non riguarda, sic et simpliciter, la dimensione estetica, ma spesso si configura come una “necessità” .
Al danno la beffa – dichiara Luigina Vinciullo– siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi a riaprire. Non c’è nessuno che difende la nostra categoria. Siamo quelli che ancora aspettano di percepire i famosi 600€; siamo quelli che dopo aver sentito che in un autobus di 30m si può salire in 15 persone e invece in un locale di 40mq solo in due. Siamo quelli che continuano a pagare gli affitti e i contratti con le aziende fornitrici; siamo quelli che devono aiutare i propri collaboratori, perché la cassa integrazione è un miraggio. Vogliamo difendere le nostre attività dal lavoro in nero che ci distrugge, giorno dopo giorno. Vogliamo qualcuno che ci tuteli: mi sembra un atto dovuto a chi da sempre paga le tasse”.
Ha ascoltato con molta attenzione le istanze il sindaco Naso: “Non possiamo vivere di assistenzialismo, è necessario ripartire, con i giusti accorgimenti per tutelare l’utenza. Comprendo perfettamente le vostre motivazioni, le vostre preoccupazioni e mi impegno a dialogare con la deputazione regionale per cercare una soluzione in tempi celeri”. Per quanto concerne la questione dell’abusivismo chiaro l’intervento del tenente Pedalino:
“Con le forze che abbiamo a disposizione siamo pronti ad agire non solo con l’attività repressiva ma anche con quella preventiva, spiegando alle varie categorie ciò che è possibile fare e ciò che invece costituisce un abuso”.
Alla protesta si uniscono i titolari dei centri estetici, anche loro penalizzati dall’apertura fissata al 1° giugno. “Nessuno si sta rendendo conto dei danni che stiamo subendo – dice Rita Mirenna– nessuno sta comprendendo che per molti si profila all’orizzonte la chiusura dell’attività. Comprendiamo l’esigenza di assicurare sicurezza ai nostri clienti e a tutto il personale che lavora, ma ci siamo già attrezzati per garantire i più elevati standard di sicurezza; adesso è tempo di riaprire, anche perché il centro estetico è un luogo in cui ci si prende cura delle persone, non solo da un punto di vista estetico ma anche fisico e psichico”.
Cultura e società
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