ZonaFranca

La Sicilia potrebbe essere l’isola felice, parola di Giovanni Callea

callea.001

Autore:

Condividi

Da qualche giorno è iniziata la fase 2, una cauta ripartenza delle attività economiche e produttive. Non mancano le preoccupazioni, ancora di più perché si è coscienti che le misure di assistenzialismo non potranno durare all’infinito. Tra i settori più colpiti il turismo è quello che desta particolare preoccupazione. Non convincono le misure messe in campo dall’assessore al turismo, non convince il voucher che offre una notte gratis a chi ne trascorre almeno tre sulla nostra Sicilia. Eppure la nostra isola  potrebbe diventare “l’isola felice”, come ha giustamente sottolineato Giovanni Callea,  esperto di marketing territoriale e sviluppo culturale, al quale abbiamo chiesto di tracciare una possibile strategia vincente per incentivare il turismo in Sicilia. 
È evidente che il mercato si sposterà verso la sicurezza sanitaria, e questa sarà una precondizione per passare poi all’offerta turistica in senso stretto. Vinceranno la competizione quelle destinazioni che più di altre sapranno essere rassicuranti verso i viaggiatori. In questo senso la Sicilia ha diversi punti a favore: siamo un’isola, quindi possiamo controllare chi entra e chi esce, abbiamo retto bene la contaminazione, il governo regionale ha messo in atto misure molto dure ma che possono oggi diventare un importante elemento di comunicazione. Ovviamente sono le basi di una strategia che va adesso attuata effettuando controlli sanitari alle frontiere e dalle compagnie aeree, e con responsabili attività di sanificazione delle strutture turistiche.
La regione dovrebbe riprendere un ruolo guida nella pianificazione strategica del comparto. Un ruolo cui di fatto ha abdicato con l’abolizione delle AAPIT ormai quindici anni fa. Oggi non esiste un organismo in grado di fare da strumento guida per il comparto, una agenzia per il turismo, per intenderci, che possa dare sostanza operativa alle linee di indirizzo della politica. Di questo strumento sono dotate tutte le destinazioni che fanno numeri, penso al Trentino o alle Baleari ad esempio, la prima opera con la Trentino Marketing, le seconde con i “Patronato de Turismo”. Ogni destinazione ha trovato la sua formula, ma la sostanza sono agenzie di marketing con finalità pubbliche e finanziamenti pubblici che di occupano del management della destinazione. Questo è per me un tema molto caro, perché credo che sia la sola via strategica che possa aiutare a mettere ordine al comparto nel quale al momento gli operatori sono un po’ abbandonati a loro stessi. Serve sganciare la strategia sul turismo dalla politica. Il turismo agisce con strategie di medio e lungo periodo, e sono strategie di carattere industriale, mentre la politica oggi ha tempi troppo brevi, e necessita di risposte semplici ed immediate. Una agenzia per il turismo è uno strumento importante perché può interfacciarsi con gli operatori privati (incluso i vettori aerei) e produrre azioni di comunicazione funzionali per tutta la destinazione. 
Un paio di anni fa la regione voleva finanziare le attività di comarketing dell’aeroporto di Birgi ma non avendo uno strumento operativo ha affidato le procedure di evidenza pubblica all’aeroporto di Comiso. Già questo fa capire che mancando gli istrumenti amministrativi (una agenzia regionale per il turismo) le soluzioni adottate sono il alcuni casi grottesche. Ho approfondito la questione in dettaglio in questo intervento per chi fosse interessato. (https://www.nuoveverrine.it/unagenzia-di-sviluppo-turistico-per-la-sicilia-per-non-affidarsi-sempre-e-solo-al-caso-e-alla-fortuna/)
Sul fronte del mercato in questo momento, i nostri competitor si stanno già attivando è di qualche giorno fa l’articolo apparso sul quotidiano blind, nel quale la Croazia di fatto si candida come luogo sicuro per il ricco mercato tedesco. Anche Grecia e Spagna hanno avviato questo genere di strategia. Diciamo che non c’è molto tempo per occupare questo segmento di mercato, al momento molto ampio ed ancora libero, ma la concorrenza non dorme mai. Occorre agire presto e bene. Ho elaborato qui più in dettaglio alcuni spunti per una possibile strategia siciliana nella fase post corona virus per chi volesse approfondire. (https://www.nuoveverrine.it/mettiamo-in-sicurezza-la-sicilia-del-turismo-i-nostri-competitor-sono-gia-al-lavoro/)
Come si potrebbero attrezzare le attività commerciali ?
“Il turismo è una macchina che si regge sull’integrazione molto articolata di servizi diversi, un sistema estremamente più complesso delle altre filiere economiche sia agricole che industriali. I singoli operatori pertanto devono interpretare il loro ruolo per fare fronte alla questione sicurezza sanitaria nella parte di propria competenza. Non solo per se, ma anche per rafforzare il comparto nel suo insieme. Questo va fatto a mio avviso attivando procedure di sanificazione standard e organizzandosi per renderle il più possibile chiare ed evidenti. Io credo che la sanificazione degli ambienti oltre ad essere irrinunciabile sul fronte sanitario sia anche un importante strumento di marketing. Immagino comunque l’adesione di sistema ad azioni che dovrebbero essere comunque disciplinate da enti pubblici e dalle università. Eviterei l’ipotesi che ciascuno faccia come crede, in questo caso più che mai l’unione fa la forza.

Recentemente un operatore del comparto informatico mi ha presentato un suo software, molto interessante, che consente il controllo di gestione delle procedure di sanificazione. Un controllo di gestione che consenta la supervisione di un ente terzo è una buona base per avviare un sistema di certificazione che potrebbe sostenere molto i consumatori nella scelta delle imprese più sicure, e che potrebbe fungere da guida per l’intero comparto dei servizi, che potrà cosi uniformare gli standard di sicurezza. Io penso che presentarsi al mercato con standard omogenei sarà un buon filtro di selezione, e sarebbe molto rassicurante rispetto alla destinazione nel suo complesso. Ho affrontato qui la questione in modo più approfondito. www.nuoveverrine.it/mettiamo-in-sicurezza-la-sicilia-del-turismo-i-nostri-competitor-sono-gia-al-lavoro/ “. 
Qual è il ruolo della cultura ?
“Nel progetto turistico che dovremmo mettere in campo a mio avviso la cultura rappresenta l’essenza stessa dell’offerta. Io per cultura intendo l’insieme delle caratterizzazioni allo stato presente di un popolo su un territorio, quindi anche la gastronomia e le tradizioni sono cultura, insieme ovviamente alle arti. 
Questa è l’anima che fa muovere il corpo, composto dalla natura, i paesaggi, i monumenti. Vale per il turismo quanto vale per l’uomo, un bel corpo senza anima non ha alcun fascino. Quindi è un comparto importantissimo che ha bisogno di essere rimesso in moto, soprattutto favorendo i giovani ed i vivai.
Io credo che il comparto sia stato molto trascurato, ed oggi l’offerta artistica e creativa è abbastanza mediocre, tolte le dovute eccezioni che per fortuna ci sono, e nel migliore dei casi (penso alla fondazioni liriche) troppo elitaria. 
Grande responsabilità l’hanno comunque gli artisti stessi, che da anni non producono, vale per l’Italia, ma molto peggio in Sicilia, una loro visione di società.
In dettaglio la Sicilia ha inseguito la cultura dei grandi eventi. Un approccio che io ritengo molto provinciale. Ad Edimburgo ad esempio l’Edinburgh festival, che tiene viva la città per il mese estivo, nasce come platea per i giovani autori di teatro scozzesi. Hanno costruito un evento, diventato grande, oggi un modello internazionale, partendo da quello che avevano. Rimanendo in Italia il caso della notte della Taranta è molto interessante. Sono partiti dalla loro musica e ne hanno fatto una ricchissima industria turistica. È al contempo una industria che alimenta quella tradizione culturale, e consente a molti giovani di scegliere quella professione sapendo che non sono destinati necessariamente alla fame. Come sempre basterebbe copiare. Il problema è che anche per copiare ci vuole un po’ di competenza. 
C’è un ottimo fermento musicale in Sicilia che dovrebbe essere valorizzato e sostenuto, ad esempio con un festival dedicato. E poi negli anni si sono consolidate realtà, come l’ ypsigrock che potrebbero essere una eccellente base per una programmazione moderna che guardi ai giovani ed all’Europa.
Serve un cambio di passo. E lo si fa mettendo persone valide nei posti strategici. Io credo che se questa crisi ci lascerà un dono, il dono dovrebbe essere ripristinare il valore del merito e delle competenze, oltre le appartenenze. Se continueremo ad avere incapaci ai posti guida, poi non possiamo aspettarci esiti eccellenti”.